Epistemologie reticolari e crisi dell'umanesimo
L´espressione epistemolologie reticolari esprime una evidente contraddizione, da un lato le conoscenze (episteme) proprie delle mente e dei metodi di conoscenza dall´altra le reti, i linguaggi gli strumenti tecnici utilizzati per l´osservazione, e tutti gli attori che contribuiscono alla produzione della conoscenza scientifica. Il punto di partenza è la constatazione del carattere non esclusivamente umano della conoscenza prodotta dagli umani. Dall´alfabeto, alla scrittura, dal telescopio fino al web, dai big data alle reti informatiche digitali, la conoscenza è stata sempre prodotta in rete, ossia attraverso un dialogo fertile tra la mente umana e altre forme di intelligenza non umane. Da tale constatazione ne consegue che l´intelligenza umana è una ecologia complessa che agisce in quanto stimolata da linguaggi e circuiti informativi non umani.
Le reti neuronali si articolano connettandosi a banche di dati, oggi digitali, a reti informative computerizzate e a strumenti di rilevazione, articolando un fertile dialogo dal quale emergono sintesi e narrative delle complessitá. Como nel caso delle interazione dell´net attivismo digitale, può risultare utile incrementare la complessità del nostro punto di vista e superare la narrativa auto-centrata, antropomorfica e antropocentrica della conoscenza ed aprirsi alla dimensione trans organica e trans linguistica dell´intelligenza. L´epistemologia occidentale ha preferito costruire la narrativa che ci vede come gli artefici unici della nostra intelligenza, i soggetti pensanti occupati nella comprensione e nella conoscenza della natura e dell´universo. Conviene oggi alla specie umana distanziarsi da tale narrativa e pensarsi come parte di altre intelligenze, la cui complessità ci proporziona la possibilità di importanti cambiamenti. Alla logica della dominazione dell´uomo e del soggetto razionale e politico sul mondo, succede quella della relazione, della connessione e del dialogo tra diversi linguaggi e intelligenze.