Che i virus, il clima, le emissioni, le foreste, i fiumi, siano membri a tutti gli effetti e parti integranti del nostro sociale è, certo, fuori discussione e, come mostrano le cronache di questi difficili giorni, molto più reale di quanto immaginavamo. Che tali entità, pressochè sconosciute ai sociologi, alle scienze sociali, alle teorie politiche ed economiche, siano anche attori sociali e agenti capaci di alterare economie, politiche, e di influenzare comportamenti, modificando abiti e stili di vita consolidati è altrettanto evidente e innegabile.
Lungi dall’ essere un fenomeno straordinario, le pandemie e I flussi virali diverranno, (lo sono sempre stati) lo scenario naturale e ciclico delle forme sociali contemporanee. Non solo a causa della consueta evoluzione dei virus ma anche perchè sarà possibile creare delle pandemie artificialmente con precisi obiettivi economici e geopolitici. Nazioni, economie e aree intere del pianeta sono tutte a rischio e potranno essere completamente sconvolte e messe in ginocchio dalla disseminazione di forme virali prodotte in laboratorio. I virus prodotti in laboratorio potranno di fatto assumere il ruolo di un nuovo tipo di arma, capace di distruggere economicamente intere regioni del pianeta.
Dinanzi a tali possibili prossimi scenari ne seguono alcune ovvie considerazioni:
1) La miglior difesa contro tali inedite forme di calamità è una sistema sanitario pubblico efficiente e distribuito sul territorio. I paesi che non hanno una sistema sanitario pubblico di qualità saranno i più vulnerabili e quelli che pagheranno Il maggior prezzo, non solo in termini di perdite umane ma anche in termini economici, in quanto la diffusione del virus, bloccando la produzione e il consumo interno, ha il potere di distruggere anche il PIL.
2) Ma la struttura sanitaria pubblica efficiente da sola non è sufficiente a proteggere un territorio, una nazione e i suoi cittadini dal virus. I paesi che non hanno una efficiente infrastruttura digitale inevitabilmente saranno economicamente e socialmente estremamente vulnerabili. Mantenere attiva la produzione, i consumi, il lavoro, le università, le scuole, dipenderà esclusivamente dalla efficienza digitale e dalla possibilità di svolgere in rete ogni tipo di attività. In caso della diffusioni di un nuovo virus solo il paese che avrà una infrastruttura digitale efficiente sarà in grado di mantenere funzionanti e le sue attività economiche, culturali e sociali, rendendosi così, economicamente, socialmente e culturalmente, immune agli attacchi dei virus.
3) I paesi e I territori con maggiori immunità saranno quelli più digitalizzati, capaci di gestire flussi di informazione, di persone, finanziari e virali, attraverso il monitoraggio continuato di Big data e attraverso l’ interfaccia con forme ambientali e automatizzate di intelligenza.
4) L’ incremento degli investimenti e il potenziamento della ricerca scientifica, non solo a livello medico ma anche a livello dell’ evoluzione delle architetture di rete e delle forme automatizzate di intelligenza, assume nei contesti pandemici contemporanei, il chiaro significato della difesa preventive e della costruzione di forme di immunizzazione. Se prima le città costruivano muri e recinti e gli stati nazionali mettevano gli eserciti alle frontiere, dinanzi agli attacchi dei virus le difese dovranno essere digitali.
Saranno i processatori, gli algortimi, I big data e le forme automatizzate di intelligenza ambientale a difenderci dai virus e dalle diffuse forme di conservadorismo autolesionista, prodotte da noi umani.
Non basta stare a casa, bisogna stare a casa e economicamente, socialmente, culturalmente connessi.
Anche questa è cittadinanza digitale !