Atopia e post urbanesimo
¨La crisi dell´esperienza abitativa urbana rimanda alla progressiva pluralizzazione dei territori generata dai media, che ha prodotto la perdita del significato unico dello spazio e la trasformazione qualitativa delle pratiche abitative. L´introduzione di ecosistemi informativi e dei mondi virtuali non soltanto ha iniziato a riprodurre ambienti attraversabili attraverso le mediazIoni di forme tecniche di interazione, ma ha posto in questione lo stesso significato di spazio e quelle dell´abitare. Superando le percezioni architettoniche e topografiche,(…) l´abitare viene presentato come un concetto strategico per pensare e descrivere le trasformazioni che interessano la nostra epoca e le nostre società ma, anche, la nostra condizione percettiva e le nostra forma di sentire¨.
Si giunge cosi al concetto di Atopia, ossia di una forma non più antropomorfica dell´abitare. ¨L´atopia non è un non luogo. L´atopia non è un nuovo tipo di spazio, né un territorio simulacro, né potrebbe essere definita interamente come una post-territorialitá, nel senso unico del superamento delle forme fisiche e geografiche dello spazio. Meglio sarebbe definirla come la sostituzione di queste con una forma informativa digitale e trans-organica, i cui elementi costitutivi sono le tecnologie informative digitali, gli ecossistemi informativi, elaborati dai sistemi informativi geografici e territoriali e le reti sociali, composte dalla fusione dei collettivi intelligenti e dalle forme ibride del dinamismo dei linguaggi trans-organici. L´abitare atopico si configura, cosi come l ibridazione, transitoria e fluida, di corpi, tecnologie e paesaggi e come l´avvento di una nuova tipologia di ecosistema, né organico, né inorganico, né statico, né delimitabile, ma informativo e immateriale¨. (da Paesaggi post urbani).